20 Dicembre 2025

Nei giorni scorsi il quotidiano “la Tribuna di Treviso” ha pubblicato l’articolo che trovate nel primo commento.

Di seguito la risposta del presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Treviso Alessandro Turchetto, che purtroppo non è stata pubblicata dal giornale.

“In merito all’articolo pubblicato da La Tribuna di Treviso relativo al convegno tenutosi presso la Fondazione Benetton, desidero intervenire come Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Treviso per chiarire alcuni punti e proporre un cambio di prospettiva culturale.

Concordo pienamente con quanto già espresso dal collega Carraro, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Venezia: le critiche rivolte alla categoria, accusata di progettare opere idrauliche “impattanti” e “fuori tempo”, non solo non corrispondono alla realtà, ma rischiano di alimentare una visione distorta del ruolo tecnico e istituzionale che la nostra professione svolge nella tutela del territorio.

Le opere di difesa idraulica non sono un vincolo, né tantomeno un fastidio: sono strumenti di protezione e prevenzione. Vanno comprese come parte integrante di una strategia di convivenza con il rischio idrogeologico, non come ostacoli alla naturalità dei corsi d’acqua. Esse vengono progettate e realizzate nel rispetto delle decisioni degli enti pubblici preposti al governo del territorio, che hanno la responsabilità di indirizzare e approvare gli interventi.

La cultura del “lasciar fare alla natura” può essere suggestiva, ma non è sempre praticabile né responsabile. Come ha giustamente ricordato il professor Andrea Rinaldo nell’articolo, “non è una soluzione lasciar fare alla natura in tutti i corsi d’acqua”. Occorre valutare costi, benefici e scenari di rischio, con competenza e senso del dovere.

Gli eventi recenti parlano chiaro:

Gorizia, colpita da esondazioni che hanno messo in crisi interi quartieri.

Mestre, dove pochi minuti di pioggia intensa hanno causato danni ingenti.

Questi episodi dimostrano che la progettazione idraulica non è un esercizio accademico, ma una risposta concreta alle vulnerabilità del territorio. Gli ingegneri non impongono soluzioni: le studiano, le calibrano, le condividono con enti e comunità, assumendosi responsabilità tecniche e civiche.

Invitiamo pertanto a superare le contrapposizioni ideologiche e a promuovere un approccio integrato e maturo, dove ingegneria, ecologia e pianificazione dialogano per costruire sicurezza, sostenibilità e bellezza.”

Qui l’articolo della Tribuna

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Modificato: 21 Dicembre 2025